Circa il 30% degli italiani soffre di problemi all’articolazione dell’anca e del ginocchio. Sino a pochi anni fa l’installazione di una protesi era una soluzione indicata solo per le persone con una età maggiore ai 60 anni. La ragione di queste scelte era dovuta alla tecnologia dei materiali utilizzate pe le protesi che garantivano una vita non superiore ai 10 anni. L’esigenza di dare a una fascia di popolazione giovane con problemi all’anca o al ginocchio la possibilità di riacquistare una completa riabilitazione motoria ha impegnato i ricercatori a incontrare una soluzione per quanto riguarda i materiali e le tecniche con le quali impiantarla che garantisse una durata di vita della protesi di almeno 20 anni. Dopo un ventennio di sperimentazioni a riguardo e altrettanto tempo di applicazioni su pazienti, i dati statistici dimostrano che si è arrivati a una sintesi tecnica capace di intervenire in maniera precisa e circoscritta sula parte della articolazione danneggiata e con protesi mimi invasive la cui durata super nel 90% dei casi il 20 anni di vita.
I primi tentativi di protesi mini invasive risalgono alla fine degli anni ’50. tecniche e materiali, come l’acciaio inossidabile e il polietilene, creavano non pochi problemi, sia durante la fase di installazione, estremamente invasiva, che post operativa con forti dolori e tempi di riabilitazione molto lunghi. Oggi i materiali usati sono tutti biocompatibili e non prevedono l’uso di viti chirurgiche con tempi di esecuzione dell’installazione e di riabilitazione molto ridotti rispetto agli interventi tradizionali. Questo sia per quanto riguarda gli interventi all’anca che al ginocchio. I tasso di successo delle operazioni attualmente è superiore al 90% con una riabilitazione completa dell’articolazione e la possibilità del paziente del ritorno alle attività della vita quotidiana, compresa una moderata attività sportiva, del 100%.
Protesi mini invasive: cause cliniche e applicazioni
Le cause cliniche per le quali è necessaria l’installazione di una protesi mini invasiva sono da imputarsi principalmente a casi estremamente gravi di artrite. Patologia che con il cambi delle abitudini alimentari e stile di vita colpisce sempre più persone in età anche molto giovane. Le articolazioni maggiormente colpite dall’usura dovuta dalla complicazione dell’artrosi sono quella dell’anca e quella del ginocchio. Chiaramente tutte le articolazioni sono interessate dalla patologia, ma nel caso dell’anca e del ginocchio sono i casi in cui il paziente soffre maggiormente per il dolore e la limitata mobilità dell’articolazione. La tecnica chirurgica e la tecnologia dei materiali in ogni caso si è interessata a interventi su tutte le articolazioni colpite da artrosi, con particolare attenzione all’articolazione del gomito, delle spalla e delle vertebre.
Vantaggi delle protesi mini invasive
I vantaggi di una protesi mini invasiva sono molteplici e riguardano non solo le semplificazioni dal punto di vista tecnico chirurgico, ma anche e sopratutto, la riabilitazione del paziente al quale viene restituita la completa mobilità dell’articolazione e la possibilità di ripristinare le sue abitudini quotidiane in due, tre settimane dall’intervento.
Dal punto di vista chirurgico, l’operazione non intessa più i legamenti crociati del ginocchio e tanto meno lo scollamento dei muscoli per permettere l’installazione della protesi come invece avveniva in un passato anche piuttosto recente. Attualmente l’operazione viene eseguita in una ora circa e nella maggior parte dei casi in artroscopia; quindi senza lasciare sulla pelle del paziente quelle tragiche cicatrici da intervento chirurgico invasivo e diciamolo, doloroso, che tutti abbiamo nel nostro immaginario collettivo che molti conservano nella memoria e sulla proprio pelle. Inoltre si interviene solo sulla parte dell’articolazione interessata dalla patologia o dalla lesione avvenuta per altre cause, quindi si preserva la parte sana dell’articolazione. Un’altro aspetto importante, sempre dal punto di vista tecnico chirurgico è il fatto che non è necessario operare con la tecnica del laccio emostatico, ossia, chiedere alla base della gamba el caso di intervento al ginocchio, la circolazione del sangue per impedire una eccessiva emorragia durante l’operazione evitando così che l’arto vada in ischemia e si previene quindi il problema della rottura dei capillari chiaramente visibili dopo l’operazione sulla pelle del paziente.
Ovviamente pero’ un ortopedico potra’ rispondere a tutte le vostre domande dal punto di vista clinico e tecnico. Quindi rivolgetevi ad uno specialista.