Tutti abbiamo i linfonodi. Di per sé non sono patologici: non sono altro che delle ghiandole, presenti nella maggior parte del nostro corpo, che favoriscono la risposta immunitaria quando l’organismo si trova di fronte a episodi patologici di varia entità. Scopriamo nel dettaglio tutto ciò che c’è da sapere riguardo i linfonodi e, soprattutto, cosa vuol dire avere un linfonodo reattivo.
Quando i linfonodi diventano reattivi
Il primo segnale che manifesta un linfonodo reattivo è quando esso si ingrossa e, al tatto, si percepisce una distinguibile sensazione di dolore e di gonfiore. Tale gonfiore non è però sempre sintomo di patologie allarmanti.
Vediamo, dunque, come affrontare i linfonodi reattivi in maniera più accurata.
Cos’è un linfonodo reattivo e come affrontarlo
I linfonodi reattivi sono dei comuni linfonodi che si ingrossano.
Dopo un primo accorgimento al tatto, l’esame che ci dà la conferma di questo ingrossamento è l’ecografia, che è sempre consigliabile fare qualora dovessimo accorgerci di tale anomalia.
Un linfonodo ingrossato, però, non è necessariamente il campanello d’allarme di un problema grave. Potrebbe anche solo trattarsi di una semplice infezione batterica.
Solo l’ecografia potrà dare una risposta più approfondita in base alla forma e alla disposizione.
Perché si usa la definizione di linfonodo reattivo?
Viene data questa definizione semplicemente perché il linfonodo reagisce: reagisce a un attacco batterico, a un’infiammazione, a un’infezione, a una reazione virale.
I linfonodi sono disposti in gran parte del nostro corpo: sotto le orecchie, ad esempio. In questo caso è frequente che si ingrossino in caso di tonsilliti e placche. Ma abbiamo linfonodi anche tra i polmoni, sotto le ascelle, sull’addome o all’inguine.
I linfonodi possono diventare reattivi anche a causa delle cellule immunitarie che contengono. Parliamo in questo caso di linfoadenopatia.
Ci troviamo, invece, in presenza di linfoadenite se i linfonodi diventano reattivi a causa di complicanze dovute a particolari infezioni batteriche o virali.
Tra le cause di linfonodo reattivo vi sono anche le patologie autoimmuni, come lupus o artrite reumatoide.
Ed infine, tra le cause più gravi, abbiamo forme tumorali già metastatiche.
I sintomi per riconoscere un linfonodo reattivo
Per prevenire l’insorgenza di complicazioni più serie e capire la natura di un linfonodo reattivo è fondamentale essere attenti a tutti i sintomi che riconosciamo:
- febbre persistente
- perdita di peso
- eccessiva sudorazione soprattutto notturna
- dolore
- gonfiore
- stanchezza cronica
In presenza di un linfonodo reattivo è molto importante rivolgersi al proprio medico, così da poter effettuare quanto prima un’ecografia di verifica.
Linfonodi reattivi: cure e rimedi
Non esiste una cura unica per i linfonodi reattivi, tutto dipende dalla causa e dalla natura della patologia che li ha resi reattivi.
Se la causa è batterica, il medico prescriverà una cura antibiotica da seguire per un lasso di tempo necessario a debellare l’attacco batterico.
Se invece i linfonodi sono stati resi reattivi da una causa virale, sarà fondamentalmente che l’organismo stesso reagisca con le proprie difese immunitarie, fermo restando che sarà il medico a prescrivere eventuali cure mirate.
In caso di tumori, un primo approccio potrà essere quello chirurgico se possibile, ma sarà l’oncologo a valutare la terapia migliore.
Nell’eventualità che, invece, i linfonodi si siano ingrossati a causa di infezioni batteriche quali placche, tonsilliti o infiammazioni dentali, dopo la dovuta terapia antibiotica, lo specialista di riferimento interverrà per curare il danno.